La popolazione detenuta con le loro famiglie sono i destinatari dei progetti. Tramite questi viene coinvolta la comunità intera nelle sue diverse espressioni, dentro e fuori le mura del carcere. L’azione incisiva svolta dalla nostra realtà vede, sin dalla sua nascita, la collaborazione con organizzazioni del terzo settore in rete con altre associazioni ed istituzioni civili e religiose, prendendosi cura delle necessità dei detenuti.
La necessità è quella di umanizzare l’immagine del detenuto attraverso azioni di sensibilizzazione, animazione e coinvolgimento della comunità al fine di sollecitare quante più persone possibili ad essere attente ai bisogni di coloro che sono privati della libertà, creando spazi di incontro per le comunità parrocchiali e animazione liturgica, sostenuti anche dalla collaborazione dei centri di ascolto.
La strategia d’intervento, dell’Ufficio di Pastorale Carceraria, punta a realizzare un’azione capillare creando un dialogo tra carcere e territorio usando la rete di volontariato cattolico e delle parrocchie della diocesi. Le azioni promosse, mettono in luce il bisogno che ha la città di testimonianze forti, proprio in quest’ottica la Pastorale Carceraria opera costantemente su più livelli, instaurando delle relazioni vere ed autentiche, guidando ed accompagnando verso un reinserimento umano e sociale quanti sono in ricerca di un riscatto personale e morale.
L’aumento dell’incidenza dei fenomeni di autolesionismo, fino alle sue estreme conseguenze, il suicidio, rende necessario attuare strategie di intervento che sappiano contrastarli. Si propone quindi un progetto di accoglienza, presa in carico e accompagnamento dei casi particolarmente problematici: il progetto “io ci sto” vuole rappresentare quella necessaria rete di protezione che contrasti la caduta libera nelle traiettorie della marginalità e della disperazione.
Gli obiettivi che si intendono realizzare sono:
Presa in carico dei detenuti segnalati dalla Direzione
Collaborare con la direzione e l’area educativa per l’individuazione degli utenti è fondamentale affinché la risposta al bisogno sia mirata e corrisponda alla vera necessità del detenuto contribuendo così anche alla serenità della convivenza nell’istituto.
Sostegno dei detenuti attraverso colloqui individuali.
Il colloquio personale è di fondamentale importanza, infatti è solo attraverso l’incontro individuale che può nascere la conoscenza e la fiducia che sono alla base di un cammino di crescita e di concreto aiuto al detenuto.
Gruppo di Auto-Aiuto che permettono ai partecipanti di condividere la propria esperienza, le proprie difficoltà e i propri successi e al contempo ricevere sostegno affettivo.
Laboratori (scrittura autobiografica e giochi espressivi) che facilitano la presa di coscienza, attraverso un auto analisi, dei limiti e delle potenzialità sulle quali operare per uscire fuori dai momenti critici nei quali i detenuti sono coinvolti.
È previsto 1 incontro settimanale della durata di 4 ore ciascuno, delle quali 2 saranno dedicate a colloqui individuali e 2 ad attività di gruppo, per 6 mesi; per un totale di 100 ore.
Offrire ai detenuti partecipanti al progetto gli strumenti per affrontare la stesura di testi narrativi brevi attraverso la verifica puntuale delle fasi e degli elementi che li costituiscono. La scelta è quella di un approccio creativo che valorizza la funzione della lettura e dell’esercitazione su argomenti , già sperimentati dagli operatori, come (ad esempio): valore, speranza, partecipazione, lavoro. // Leggere è la prima e più importante attività per chi scrive; infatti il punto di partenza è l’esperienza degli Autori (soprattutto Autori del ‘900 e contemporanei): ecco quindi la presenza in ogni incontro di esercizi guidati su testi famosi e da scoprire (pensieri, aforismi, racconti, poesie, novelle, romanzi) con l’approfondimento di classici e best seller, che permettono in parte di calarsi nel vivo della pratica letteraria e di scoprire le tecniche in azione ma, in particolare, di riflettere sul significato di una “parola chiave”.
A) Partecipazione al gruppo di lavoro del laboratorio dei detenuti segnalati dalla Direzione scelti tra quelli che hanno presentato la relativa domanda: non è necessario un grado di istruzione specifico. Possono partecipare anche persone con scolarizzazione zero (per questi ultimi si nomina un tutor tra gli altri detenuti partecipanti che provvederà a realizzare gli elaborati scritti “sotto dettatura”).
B) Attivazione di un “book crossing”: ad ogni detenuto sarà consegnato un libro che una volta letto, il detenuto stesso provvederà a riportarlo presso l’aula del laboratorio per scambiarlo con il libro consegnato ad un altro membro del gruppo.
C) Raccolta di tutti gli elaborati scritti: gli elaborati (divisi per argomento trattato) saranno raccolti dagli operatori che provvederanno ad una selezione dei testi più significativi (creatività, originalità, approfondimento, spessore comunicativo).
D) Realizzazione di un libro: alla fine del percorso progettuale sarà pubblicato un libro da distribuire presso le librerie e per quanti ne faranno richiesta (Enti, Istituzioni, Associazioni).
E) Consegna attestati di frequenza: ogni detenuto partecipante al progetto, riceverà un attestato di frequenza.
Il Progetto Pastorale “La Famiglia a Servizio delle Famiglie dei Reclusi”, iniziato il 4 febbraio 2013, è portato avanti dallo scrivente con il Gruppo Famiglie “Tobia e Sara” della Comunità Parrocchiale dei Camaldoli e si sviluppa in sinergia tra Pastorale Carceraria e Pastorale Familiare, perché la famiglia comprendere i problemi e le difficoltà di un’altra famiglia segnata dal dolore, è la famiglia che vive il dramma della detenzione; vogliamo camminare con i “più sfortunati” i reclusi e servire Dio ed i nostri fratelli più da vicino, insieme alle loro famiglie tanto travagliate, prosciugando le labbra dai detti inutili e le mani da opere vane. Il progetto si propone innanzitutto di testimoniare la dolcezza nel comportamento, nel dialogo, nell’esistenza: ciò nasce dall’incarnare la carità che è il primo di tutti i doni, come insegna l’apostolo Paolo ai Corinzi (1Cor 13,13). La carità ci costringe a sporcarci le mani in prima persona, a impolverarci i vestiti e a scuotere la nostra serenità. Per le famiglie di questi nostri fratelli occorre un respiro nuovo, più profetico e più incarnato nelle loro problematiche vissute anche sul territorio, inteso non come spazio geografico ma come “luogo antropologico”, dando così speranza al futuro.
* Per effettuare il colloquio NON è necessario un appuntamento telefonico
* Per effettuare il colloquio NON è necessario un appuntamento telefonico
Progetto finanziato da 8×1000